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Accadde oggi: 21 luglio 1956 Cavicchi entusiasma e chiude il conto con Neuhaus
Il 21 luglio del 1956 lo Stadio Comunale di Bologna, pur abbastanza pieno, non presentava lo scenario di un anno prima quando un ‘intera città” e una nazione sognarono ad occhi aperti per quella che poi divenne un’impresa che ci riportò alla conquista europea dei massimi dopo la leggendaria impresa di Erminio Spalla 33 anni prima. E’ vero che Primo Carnera, diventato campione del mondo, nel 1933 mise in palio il suo titolo con lo spagnolo Paulino Uzcudum, che all’epoca era campione europeo, e vincendo oltre a conservare il suo titolo prese anche quello europeo. Ma il riferimento soprattutto a Spalla appariva immediato. Cavicchi conquistò il titolo contro Neuhaus in uno Stadio che aveva al suo interno più di 60mila spettatori. Quell’entusiasmo poi si smorzò perchè “Checco”, fisico eccezionale, sembrò non mantenere le promesse lasciando in libertà un carattere insicuro. Lo dimostrò nella rivincita con Neuhaus facendosi squalificare. Logicamente era chiamato successivamente a difendere la sua corona affrontando nuovamente Neuhaus per la bella. L’approccio del pubblico a differenza del primo match fu più dubbioso, ma presto si rincuorò vedendo combattere il proprio beniamino. Cavicchi si muoveva con più agilità e concentrava la sua attenzione ai colpi al corpo, che il tedesco mostrava subito di non gradire. Un lavoro di demolizione che durò 4 riprese. Nella 5a ripresa Neuhaus pesca Cavicchi con un bel destro al volto e nel successivo corpo a corpo l’emiliano esce con un taglio al sopracciglio. Un taglio che allarma anche l’angolo. Il match rallenta e diventa confuso con continui corpo a corpo con cui Neuhaus contava di risalire la corrente. Ma dal 9° il match cambiava di punto in bianco, Cavicchi partiva con decisione e riprendeva quel martellamento al corpo come nei primi round. Da questa ripresa iniziava il calvario di Neuhaus che lo porterà al ko definitivo nell’11° con ben 5 atterramenti. I colpi al corpo erano diventati un tallone di Achille per il tedesco che subiva serie di ganci di destro e sinistro, soffocando a stento un grido di dolore ad ogni colpo. Si pensava che Neuhaus si sarebbe ritirato tra l’intervallo della X e XI ripresa, ma il tedesco coraggiosamente si presentò al centro del ring per ricevere l’ennesimo destro al corpo che frantumò l’ultima resistenza. Il pubblicò andò in delirio avendo ritrovato il suo gigante. Il match fu un capolavoro e dimostrò ampiamente le grandi possibilità di Cavicchi, che però continuò la sua carriera fino al 1963 tra alti e bassi. Una cosa rimane scolpita a chi visse quei tempi: Cavicchi aveva tutto per diventare campione del mondo, ma gli mancava quella che in gergo viene chiamata “la pompetta C”, vale a dire il cuore.